April 21, 2016
Andrea Cau
Quanta strada abbiamo fatto, negli ultimi 25 anni! Quando ero ragazzino, l'Italia era considerata una regione del tutto priva di dinosauri. E ciò per una serie di ragioni geologicamente motivate in base alle conoscenze di allora, dato che si riteneva che la nostra penisola fosse stata completamente sommersa nel Mesozoico (o, meglio, che tutte le rocce italiane di età mesozoica fossero originarie da fondali marini). Poi vennero le serie di orme e le piste di dinosauri, specialmente nel Nordest e in Puglia, che attestarono che numerosi gruppi di dinosauri, in vari momenti del Mesozoico, avevano attraversato delle terre emerse che ora formano l'Italia. Poi arrivarono anche le ossa, e che ossa! Scipionyx, Tethyshadros, entrambi completi ed articolati, ma anche il theropode di Saltrio ed il possibile frammento di osso lungo (forse theropode, oppure un grande pterosauro) dalla Sicilia. Dei tre cladi principali di Dinosauria (Ornithischia, Sauropodomorpha e Theropoda), avevamo quindi un ornithischio (basato su più esemplari), due theropodi, ma nessun sauropodomorfo. Eppure, le piste di impronte attestavano la presenza di sauropodi. Possibile che non ci fossero le condizioni per la scoperta di resti ossei di sauropode?
Almeno fino ad oggi, la domanda restava senza risposta.
Questo post è stato pubblicato in modalità automatica, dato che in questo momento sono a Milano, presso il Museo di Storia Naturale, per la presentazione ufficiale di uno studio, del quale sono co-autore, che descrive i primi resti ossei di sauropode trovati in Italia (Dal Sasso et al. 2016).
Abbiamo un sauropode!
Ma, sopratutto, abbiamo anche una nuova località a dinosauri in Italia.
Nel 2008, una serie di blocchi fu estratta da una parete rocciosa nella località Rocca di Cave, in provincia di Roma. Emergenti da questi blocchi, erano visibili alcune ossa fossili. I blocchi carbonatici furono notati da Gustavo Pierangelini, che segnalò la scoperta a Cristiano Dal Sasso e Umberto Nicosia. Opportunamente preparati, i blocchi rivelarono due frammenti di ossa piatte, probabilmente del bacino, ed una vertebra in ottimo stato di preservazione. Ed è la vertebra, con la sua indiscutibile combinazione di caratteristiche, che ha permesso di identificare l'animale proprietario di queste ossa.
La vertebra, grande come un melone, è una caudale anteriore, dato che presenta faccette per gli archi emali, ed ha robusti processi trasversi all'interfaccia centro-arco neurale. Siamo stati fortunati: la morfologia della vertebra caudale è altamente diagnostica. Essa è procelica (ha la facetta anteriore del centro concava e quella posteriore convessa), con l'arco neurale posizionato solamente nella metà anteriore del centro. Le prezigapofisi sono allungate e proiettate anteriormente, le postzigapofisi sono ridotte e simili a orecchiette. La spina neurale, preservata in parte, si proietta dorsalmente. Un solo clade di vertebrati di grandi dimensioni ha vertebre caudali anteriori di questo tipo: Titanosauria. La vertebra appartiene, senza alcun dubbio, ad un sauropode titanosauro. Sebbene non sia possibile stabilire lo stato di crescita dell'animale, la dimensione della vertebra indica un sauropode di piccola taglia (dimensioni stimate da confronti con esemplari meglio conservati indicano un animale di non oltre 8 metri di lunghezza).
Quanta strada abbiamo fatto, negli ultimi 25 anni! Quando ero ragazzino, l'Italia era considerata una regione del tutto priva di dinosauri. E ciò per una serie di ragioni geologicamente motivate in base alle conoscenze di allora, dato che si riteneva che la nostra penisola fosse stata completamente sommersa nel Mesozoico (o, meglio, che tutte le rocce italiane di età mesozoica fossero originarie da fondali marini). Poi vennero le serie di orme e le piste di dinosauri, specialmente nel Nordest e in Puglia, che attestarono che numerosi gruppi di dinosauri, in vari momenti del Mesozoico, avevano attraversato delle terre emerse che ora formano l'Italia. Poi arrivarono anche le ossa, e che ossa! Scipionyx, Tethyshadros, entrambi completi ed articolati, ma anche il theropode di Saltrio ed il possibile frammento di osso lungo (forse theropode, oppure un grande pterosauro) dalla Sicilia. Dei tre cladi principali di Dinosauria (Ornithischia, Sauropodomorpha e Theropoda), avevamo quindi un ornithischio (basato su più esemplari), due theropodi, ma nessun sauropodomorfo. Eppure, le piste di impronte attestavano la presenza di sauropodi. Possibile che non ci fossero le condizioni per la scoperta di resti ossei di sauropode?
Almeno fino ad oggi, la domanda restava senza risposta.
Questo post è stato pubblicato in modalità automatica, dato che in questo momento sono a Milano, presso il Museo di Storia Naturale, per la presentazione ufficiale di uno studio, del quale sono co-autore, che descrive i primi resti ossei di sauropode trovati in Italia (Dal Sasso et al. 2016).
Abbiamo un sauropode!
Ma, sopratutto, abbiamo anche una nuova località a dinosauri in Italia.
Nel 2008, una serie di blocchi fu estratta da una parete rocciosa nella località Rocca di Cave, in provincia di Roma. Emergenti da questi blocchi, erano visibili alcune ossa fossili. I blocchi carbonatici furono notati da Gustavo Pierangelini, che segnalò la scoperta a Cristiano Dal Sasso e Umberto Nicosia. Opportunamente preparati, i blocchi rivelarono due frammenti di ossa piatte, probabilmente del bacino, ed una vertebra in ottimo stato di preservazione. Ed è la vertebra, con la sua indiscutibile combinazione di caratteristiche, che ha permesso di identificare l'animale proprietario di queste ossa.
La vertebra, grande come un melone, è una caudale anteriore, dato che presenta faccette per gli archi emali, ed ha robusti processi trasversi all'interfaccia centro-arco neurale. Siamo stati fortunati: la morfologia della vertebra caudale è altamente diagnostica. Essa è procelica (ha la facetta anteriore del centro concava e quella posteriore convessa), con l'arco neurale posizionato solamente nella metà anteriore del centro. Le prezigapofisi sono allungate e proiettate anteriormente, le postzigapofisi sono ridotte e simili a orecchiette. La spina neurale, preservata in parte, si proietta dorsalmente. Un solo clade di vertebrati di grandi dimensioni ha vertebre caudali anteriori di questo tipo: Titanosauria. La vertebra appartiene, senza alcun dubbio, ad un sauropode titanosauro. Sebbene non sia possibile stabilire lo stato di crescita dell'animale, la dimensione della vertebra indica un sauropode di piccola taglia (dimensioni stimate da confronti con esemplari meglio conservati indicano un animale di non oltre 8 metri di lunghezza).
http://theropoda.blogspot.ru/2016/04/nuntio-vobis-dinosaurum-magnum-habemus.html
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